Reinterpretando l’affermazione di Harm Lagaay riportata nel primo articolo della serie dedicato al prototipo Porsche Karisma del 1994 (che prosegue con le Lancia Kayak e Fiat Bravo Enduro Bertone), per anni un altro adagio ma con protagonista l’Alfa Romeo ha caratterizzato in modo acceso il dibattito intorno al lancio di un SUV con il marchio del Biscione. Questo, sintetizzando, ha sempre fatto più o meno così: “l’Alfa Romeo non farà mai un SUV”. Invece sappiamo bene quanto le cose siano andate diversamente con Alfa Romeo Stelvio e Tonale.
Il lancio in questo nuovo segmento (destinato ad avere sempre più presenze con il marchio Alfa Romeo) non è un’iniziativa da isolare a scelte di mercato relative all’esplosione e affermazione del fenomeno in tempi recenti. Negli anni ci sono stati diversi tentativi, ricordiamo la concept car Alfa Romeo Kamal del 2003 e anche la quasi dimenticata crossover Alfa Romeo 156 Crosswagon del 2004, una variante rialzata della 156 Sportwagon e con importanti differenze meccaniche rispetto alla wagon italiana. Se vogliamo rintracciare il primo Sport Utility Vehicle del marchio ben compiuto dobbiamo arrivare al 1997, quando nasce, ad opera di una intuitiva Bertone, la Alfa Romeo 145 Sportut.
La Alfa Romeo 145 Sportut Bertone si inserisce all’interno di un momento difficile per il Biscione degli anni Novanta. La gamma disponibile non è pienamente al passo con i tempi, e la concorrenza (specialmente tedesca) sempre più agguerrita. Le intenzioni per un rinnovamento ci sono, ma tardano a materializzarsi. Il primo modello che riporta finalmente nuova luce sul marchio è la berlina Alfa Romeo 156 del 1997. Dotata di una meccanica totalmente nuova e che puntava di nuovo sul piacere di guida, la 156 porta con se novità ed una ventata di ottimismo nell’ottica di un rilancio del marchio.
L’ottimismo è proprio quel sentimento che coglie in Bertone il team del Centro Stile con a capo Luciano D’Ambrosio. L’intenzione è di proporre qualcosa di nuovo sulla scia del rinnovamento, mostrando anche un certo attaccamento al marchio Alfa Romeo. Presentare una variante coupé o una spider derivata dalla 156, oppure una sportiva pura, per quanto idee azzeccate e di sicuro effetto, sarebbero prevedibili, e mancherebbero di cogliere un momento dove tutto poteva essere possibile, specialmente se si vuole navigare verso ciò che è inesplorato. La proposta è infatti fuori da ogni previsione. Sull’onda del fenomeno dei SUV che prende sempre più piede in Europa, si decide di disegnarne uno a marchio Alfa Romeo.
Rispetto alla precedente Fiat Bravo Enduro, con la Alfa Romeo 145 Sportut Bertone si vuole percorrere una direzione più imponente, di taglio maggiormente fuoristradistico e sfruttabile a tutto tondo pur rimanendo nel pieno del segmento “C” delle vetture medie. Dal punto di vista stilistico, Bertone deve riuscire a incrociare abilmente le istanze del mondo SUV con quelle tipicamente Alfa Romeo, da evolvere e attualizzare. La base tecnica e motoristica sfrutta componenti dell’Alfa Romeo 145 (il motore è infatti il 4 cilindri bialbero da 2 litri Twin Spark 16 valvole da 150 CV in abbinamento al cambio manuale a 5 marce) e della Lancia Delta Integrale, puntando ad un’ lto livello di fattibilità industriale. Tanto che il prototipo sarà perfettamente funzionante.
All’anteriore troviamo un’evoluzione inedita del “Trilobo” Alfa Romeo, in cui l’ampio scudetto imposta il cofano e distribuisce le due prese d’aria che ospitano dei proiettori rotondi nascosti dai “baffi” cromati, che si estendono idealmente fin sulla fiancata trasformandosi in un modellato che dona carattere. Sul cofano motore spiccano due curiosi specchietti retrovisori (tipici delle norme giapponesi) che non solo aumentano la capacità di controllo intorno alla vettura, ma inglobano dei proiettori di profondità utili nel fuoristrada notturno o con scarsa illuminazione. Sul fianco troviamo invece una soluzione ereditata dalla Fiat Bravo Enduro, ovvero il finestrino basso per la visione efficace nel 3/4 inferiore. Le forme generali sono muscolose ma senza “machismo”, massicce, sportive e agili, merito anche della doppia colorazione rosso/argento che sottolinea l’immagine Sport Utility.
Al posteriore troviamo in particolare due soluzioni interessanti e d’avanguardia, frutto di osservazione, ricerca e sperimentazione. Il lunotto è quasi una sorta di “bow window” molto ampio che massimizza la luminosità interna e alleggerisce la massa della carrozzeria rendendola ancora più dinamica, sottolineata dall’uso trasparente dei fanali. L’altra soluzione inedita fa leva sulla volontà di nascondere un elemento tecnico e spesso posticcio che è il tergilunotto. Un modellato partendo dal fianco verso il posteriore sale sull’ampio portellone descrivendo una bugna che ricorda molto il tipico vano per lo stivaggio della ruota di scorta presente nei fuoristrada più duri. Questo, in realtà, ha la curvatura superiore identica all’arco che il tergilunotto traccia quando in funzione, andandosi però a nascondere se non attivo. Compatte le dimensioni: 4,11 metri di lunghezza, 1,81 m di larghezza e altezza di 1,64 m.
Viene presentata con il nome Alfa Romeo 145 Sportut (sintesi dialettale per Tutto-Sport che indica le caratteristiche della proposta) al primaverile Salone dell’Automobile di Ginevra del 1997, che sarà purtroppo il primo senza la presenza di Nuccio Bertone, venuto meno il 26 febbraio di quell’anno. L’accoglienza è buona, tanto che la stessa Alfa Romeo dopo tempo chiederà il prototipo per fare delle valutazioni che purtroppo non porteranno alla produzione, mancando la possibilità di impossessarsi di un primato sul mercato, per segmento e blasone. Per chiudere, sull’Alfa Romeo 145 Sportut di Bertone c’è una sorprendente curiosità. Nell’orbita di una collaborazione con il marchio Opel-Vauxhall, il prototipo verrà reinterpretato assumendo diverse sembianze all’anteriore e una colorazione giallo e argento.
Autore: Federico Signorelli
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