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Al Salone di Ginevra con Alfonso Albaisa, design director Infiniti

Tempo di lettura: 3 minuti

Accanto ad uno dei suoi “capolavori”, la concept Q50 Eau Rouge, abbiamo intervistato Alfonso Albaisa, Executive Design Director del brand Infiniti, presente al Salone di Ginevra 2014, per discutere dello stile delle sue nuove vetture ed anche del loro posizionamento sul mercato.

Un vero creativo, Alfonso Albaisa, designer newyorkese da 25 anni nel gruppo Nissan, gruppo del quale, da giovane studente, attirò le attenzioni per i suoi bozzetti di automobili a carboncino, che gli valsero la chiamata del centro stile californiano dello storico marchio giapponese. Da allora, una lunga carriera nel gruppo, fino alla carica di responsabile del design del brand Infiniti, marchio sul quale i vertici societari puntano fortissimo, anche, finalmente, per il mercato europeo, dopo tanta gavetta negli States.

“TUTT’ALTRO CHE BAROCCA” – Un mercato non semplice, Albaisa lo sa bene, ed è soprattutto della strategia di inserimento del brand che abbiamo discusso, partendo, però, innanzitutto, dallo stile dell’ultima nata della casa, la concept Q50 Eau Rouge, del quale il visionario creativo americano va, giustamente, orgoglioso: “Ho sentito dire che questa sarebbe una vettura… barocca. Nulla di più sbagliato, per me il “barocco” rappresenta qualcosa di storico, di antico, di oscuro, mentre questa Q50 Eau Rouge è tutt’altro. Il corpo compatto, la sensazione di stabilità e solidità che trasmette, il senso di modernità… Tutto è pensato per soddisfare una nuova generazione, abbiamo voluto creare una linea continua che percorresse l’intera fiancata, con una spalla importante, che seducesse per il proprio dinamismo senza trasmettere sensazione di pesantezza”.

“UN OMAGGIO ALLA FILOSOFIA GIAPPONESE” – Un lavoro pensato nei minimi dettagli: il preferito di Albaisa? “La luna crescente nel montante posteriore della vettura, ho voluto che fosse esattamente così, per rappresentare lo spirito di novità di questo concept. E poi il frontale: sulla calandra abbiamo voluto riprodurre un ponte, in omaggio alla tradizione filosofica giapponese. L’arcata superiore, però, non è perfettamente riprodotta in quella inferiore, come se in mezzo scorresse un fiume, simbolo della serenità del tempo che trascorre inesorabile, metafora che ha un valore importante in questa scuola di pensiero”.

“LA MIA EAU ROUGE? SIAMO SULLA SCENA DEL DELITTO” – Cosa può avere di diverso, questa Q50, dalle “solite” tedesche, per inserirsi nel mercato europeo? “La Eau Rouge sicuramente ha questo (indica il propulsore, lo stesso 3.8 V6 della Nissan GT-R, n.d.r.), il motore che ha stabilito il record al Nurburgring, andando più forte di vetture che costano tre volte tanto. Abbiamo messo questo “cuore” all’interno di un corpo diverso da quello della GT-R, un corpo che definirei… sanguinante. Guardando questa vettura, vediamo come il sangue scorra, e questa è una caratteristica che non vedo in una BMW M3 o M4, questa è un’auto più emozionale, più… Dark. E’ come se fosse appena avvenuto un omicidio, siamo ancora sulla scena del delitto, in un certo senso. Tutto ciò che è rosso, qui, rappresenta emozione, mentre le parti nere, quelle in carbonio, rappresentano l’evoluzione tecnica. Finora, tutti gli estimatori del brand Infiniti ci hanno dato riscontri positivi: questo è esattamente ciò che si aspettavano da noi, abbiamo voluto portare il marchio ad un livello ancora superiore”.

“ALL’ATTACCO DI BMW, SENZA L’ABITO DA BMW” – Gli estimatori saranno soddisfatti, ma quanta nuove clientela punta a conquistare il brand in un mercato nuovo come quello europeo? “Siamo realistici, non saremo mai il numero uno in Europa come numeri, ma vogliamo creare qualcosa di prorompente, di completamente nuovo. Se tu vuoi attaccare il mercato delle M di BMW, non puoi farlo vestito da BMW, devi proporre qualcos’altro. Quando sviluppiamo nuove vetture diamo per scontato che i tre grandi brand tedeschi abbiano l’80% del mercato, senza considerare la quota coperta da Maserati ed Aston Martin, ma noi vogliamo occupare una nicchia, quella di quella parte di clientela che ama un determinato genere di vetture ma non si è ancora decisa a comprarle, perché spaventata. Noi vogliamo occupare quella nicchia, quella di quel mercato dal sangue.. latino, quella di chi quando guarda la luna non dorme ma cerca ispirazione. Del resto… ho ricevuto una soffiata da un uccellino, e quell’uccellino aveva l’accento europeo”.

Una battuta, infine, sull’automobile preferita da Albaisa, in termini di design, tra quelle non del suo marchio. Il creativo americano non ha dubbi: “La Mercedes CLS”. Un omaggio, di fatto, al collega Peter Arcadipane, che quella vettura l’ha disegnata, oggi in forza al gruppo cinese BAIC.

Redazione Autoappassionati.it

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