Adrian Newey, storico progettista in F.1, nella sua autobiografia da poco nelle librerie, ha rilevato nuovi dettagli, almeno dal suo punto di vista, sul tragico incidente di Senna che quel maledetto primo maggio portò via per sempre l’indimenticato campione carioca.
Il progettista inglese che appose la sua firma sulla sfortunata FW16 ha ammesso che le famose modifiche al piantone per esplicita richiesta dello stesso Senna vennero effettuate il sabato notte. La modifica fu approvata su insistente richiesta del pilota dallo staff tecnico e dal geniale progettista oggi alla Red Bull, coadiavuto all’epoca da Patrick Head, storico direttore tecnico del team inglese.
Newey tra le righe ha ammesso di sentirsi non tanto colpevole per l’incidente quanto responsabile, un distinguo che tiene lontano le nubi sulla vera responsabilità dell’incidente che, ricordiamo, portò via la vita del campione brasiliano; in realtà non fu l’impatto in sè la causa quanto un pezzetto della sospensione che, brutto gioco del destino, si infilò proprio nello spazio della visiera del campione, ferendolo mortalmente. Pochi centimetri e il casco avrebbe fatto il suo dovere, e chissà quante altre emozioni ci avrebbe regalato Ayrton…
Tornando all’incidente già nei test invernali Senna si lamentò parecchio della posizione di guida e del diametro del volante, troppo ingombrante, che costringeva il brasiliano ad assumere una posizione innaturale nell’abitacolo con i polsi piegati. Anche la FW16 soffrì maledettamente l’abbandono delle sospensioni attive, bandite a fine 1993, e l’auto si rivelò subito molto difficile da guidare. Nonostante questo, Senna segnò la pole position in tutti i primi quattro gran premi della stagione, compreso il sabato di Imola, segno del suo inappellabile talento.
Proprio dopo l’ultima pole di Magic, la sessantacinquesima, le sue polemiche convinsero Newey e Head a procedere con le modifiche, che vennero effettuate, per ammissione dello stesso Newey nella sua autobiografia, in maniera molto sommaria, ecco le sue parole: “Sono stato uno dei responsabili del team che ha disegnato una monoposto in cui un grande uomo è stato ucciso. Indipendentemente dal fatto che la colonna dello sterzo sia stata la causa dell’incidente o no, non si può sfuggire dal fatto che si trattasse di una pessima modifica che non avrebbe mai dovuto essere montata sulla macchina“.
Nonostante queste premesse, Newey rimane convinto della sua idea, ovvero che fu l’instabilità aerodinamica della Williams a causare l’improvvisa perdita di controllo, come in effetti si nota dal camera car della Benetton di Schumacher che seguiva a poca distanza. E qui arriva la “sua” ammissione di colpa: “Quello che mi pesa non è tanto la possibilità che si sia rotto il piantone dello sterzo come causa dell’incidente, perché non credo che sia accaduto, quanto il fatto che avessi sbagliato l’aerodinamica della vettura. Avevo previsto il ritorno dalle sospensioni attive a un sistema passivo: ho progettato un’automobile aerodinamicamente instabile, con la quale Ayrton ha cercato di fare cose che la monoposto non era in grado di fare“.
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