Categorie: Tecnologia

A tu per tu con Danny Shapiro, capo del settore automotive di Nvidia

Tempo di lettura: 3 minuti

Abbiamo incontrato Danny Shapiro a capo del settore automotive di Nvidia, il manager è in Europa per un breve tour. Lui è di base nella Silicon Valley, ma nel vecchio continente è sempre più di casa perché la storica azienda produttrice di processori grafici e componenti per PC ora lavora a stretto contatto con le più note case automobilistiche europee, già in fase di progettazione.

Le auto del futuro, al massimo entro 10 o 15 anni, saranno dei super computer su quattro ruote, dotati di cruscotto digitale, autopilota, un elevato numero di schermi e di videocamere, oltre ad  un processore in grado di svolgere processi in parallelo e calcoli complessi”, spiega Shapiro, “le vetture che utilizzano sistemi Nvidia attualmente sul mercato sono più di 8 milioni, di 20 case diverse ed un centinaio di modelli. Tra i nostri partner ci sono Bmw, Audi, Fiat, Porsche, Citroen, giusto per dirne alcuni, noi andiamo periodicamente nei loro centri di ricerca in Europa e loro vengono da noi in California”.

Punto di svolta

È un vero e proprio cambio di paradigma, l’elettronica diventa sempre più importante per le auto al punto che chi la produce ora è parte del processo di progettazione assieme agli ingegneri delle case. Come abbiamo visto all’ultimo Ces di Las Vegas con il Virtual Cockpit di Audi, il cruscotto è uno degli elementi destinato a diventare totalmente digitale, per essere in grado di fornire un numero più elevato d’informazioni, ma anche per la personalizzazione in base ai desideri dell’automobilista.

Il cruscotto digitale, accompagnato da un i tablet posto vicino al cambio come già succede nella Tesla Model S, è indispensabile per un tipo di vettura in cui le funzioni sono sempre più gestite da un software in maniera virtuale e non da comandi meccanici” racconta Shapiro. È  arrivata l’era di quella che lui chiama Software Defined Car, l’auto in cui buona parte dei processi d’interazione con l’utente avviene in virtuale tramite un’interfaccia software. Anche i display ospitati all’interno della vettura sono destinati ad aumentare di numero e di dimensioni, fino ad arrivare nel 2020 a sei display per auto con una risoluzione di almeno 20 Megapixel. L’abitacolo del concept Mercedes F 015 visto al Naias con monitor sulle portiere rappresenta quindi un futuro non troppo remoto.

Tutto in un chip

La tecnologia che rende possibile tutto questo non è presa a prestito dagli smartphone, si chiama Nvidia Drive Cx ed è un computer con tanto di sistema operativo grande quanto una carta di credito pensato appositamente per l’automobile e basato sul processore Tegra X1 Mobile Superchip (256-core Maxwell GPU, 8-core 64-bit CPU, 4K 60).

Il Drive Cx è installabile con sistema a simile a quello che usiamo per le schede di memoria con il computer. Il modulo in grado di far funzionare l’autopilota invece si chiama Drive Px, si basa su un sistema di reti neurali in grado di riconoscere ed apprendere i comportanti stradali con farebbe un umano e comportarsi di conseguenza. Per esempio, il Drive Px distingue un’ambulanza, uno scuolabus, un pallone in mezzo alla strada a cui di sicuro seguirà un bambino in corsa, tutte  situazioni in cui l’automobilista riconosce un’emergenza. “Le auto saranno più sicure, i sistemi di guida automatizzata troveranno spazio anche sulle sportive, non solo nelle city car”, spiega l’esperto, “vedrete, chi ama guidare in coda nel traffico preferirà affidare la vettura al computer e gestire mail o andare su Facebook nel frattempo, piuttosto che guardare i fari dell’auto davanti”, e se lo dice lui, c’è da credergli anche se ad un primi impatto questi scenari fanno venire la pelle d’oca ad un appassionato di motori.

 

Lino Garbellini

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Lino Garbellini
Tag: Interviste

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