Il bando alle auto endotermiche approvato dall’Europarlamento sta mettendo a dura prova la qualità della classe politica nazionale ed internazionale. Con il voto a favore dello stop alla vendita di veicoli a combustione per il 2035, si è notata una forte spaccatura tra i gruppi parlamentari che non porterà a nulla di buono nell’immediato.
L’industria automobilistica lancia l’allarme con Giorgio Marsiaj
Da mesi, l’industria dell’auto lancia allarmi sulle conseguenze della fine di una delle tecnologie chiave dell’industria italiana ed europea. A ribadire il tutto è stato Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino, dicendo: “Si tratta di un durissimo colpo per il settore automotive e ribadisce un’impostazione ideologica a favore dell’elettrico e ponendo in serio rischio la filiera dell’auto italiana e continentale. La scelta dei parlamentari europei non prende in considerazione un comparto produttivo fondamentale e strategico per le economie europee e mette in serio pericolo, come evidenzia Anfia e come ribadiamo da tempo, 70.000 posti di lavoro. Il doveroso e condivisibile rispetto per l’ambiente non può e non deve compromettere il futuro dell’automotive. La totale e troppo affrettata eliminazione dei motori endotermici, anche con carburanti alternativi, è un modo preconcetto di affrontare la questione, come ha recentemente ribadito anche il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. Ci uniamo all’appello del comparto affinchè gli altri organismi comunitari che devono ancora esprimersi si rendano conto che non è questa la strada della ragionevolezza”.
Acea: “Gli obiettivi sono estremamente impegnativi”
Anche l’Acea, da un po’ di tempo a questa parte, non si trattiene nel lanciare avvertimenti sulle conseguenze di una svolta che potrebbe portare ad una serie di problematiche: “Gli obiettivi sono già estremamente impegnativi e raggiungibili solo con un massiccio aumento delle infrastrutture di ricarica. La trasformazione del settore dipende da molti fattori esterni”. Anche il presidente di Acea, Oliver Zipse, non si è risparmiato dicendo: “L’industria automobilistica contribuirà pienamente agli obiettivi europei, ma data la volatilità e l’incertezza che stiamo vivendo ogni giorno a livello globale, qualsiasi regolamentazione a lungo termine che vada oltre questo decennio è prematura in questa fase. Al contrario, è necessaria una revisione trasparente a metà strada per definire gli obiettivi post-2030. Tale revisione dovrà prima di tutto valutare se l’implementazione dell’infrastruttura di ricarica e la disponibilità di materie prime per la produzione di batterie saranno in grado di tenere il passo del continuo e rapido aumento della produzione di auto a batteria”.
La politica si spacca
Il Parlamento europeo si è dimostrato palesemente diviso durante il voto che ha sancito lo stop alle vendite di autovetture endotermiche dal 2035. In compenso, a Strasburgo, i deputati europei hanno concesso delle deroghe ai produttivi di nicchia, come quelli della Motor Valley, nonché la richiesta di includere il criterio del life cycle assessment nella verifica delle emissioni. Non vanno tralasciate le altre proposte respinte, come quella riguardante la riduzione dal 100% al 90% dell’obbligo al 2035 per le vendite di auto a zero emissioni, così come la proposta di prendere in considerazione i biocarburanti. L’assemblea ha anche votato contro la riforma del mercato delle quote di emissioni Ets. Non sono stati approvati i testi sul Fondo sociale per il clima ed il Cbam (dazi sull’importazione di prodotti non conformi ai parametri europei).
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